Laconi - Is Forros 29.08.1985

 

(Qui di seguito sono riportate alcune parti del racconto “29 agosto 1985” tratto dalla silloge di racconti “Amore per la mia terra” di V. Melis)


fonte Amore per la mia terra



L’alba annunciava una giornata calda. Il cielo terso era di un azzurro splendente. Laconi, oltre che per aver dato i natali a Sant’Ignazio, è famoso per il suo Parco, scrigno verde pervenuto a noi grazie al rispetto soprattutto della sua popolazione, che lo considera un estimabile patrimonio che va difeso in qualsiasi momento e in qualsiasi circostanza ………………….......................
Fedeli devoti al povero fraticello santificato affollavano il paese e si ritrovavano per la gran festa che ha luogo ogni anno alla fine di Agosto. Le strade erano straripanti di una marea di gente in un interminabile ondeggiante andirivieni per la chiesa e per la casa natale del Santo.
C’era allegria in ogni dove sotto il caldo quasi opprimente delle prime ore del pomeriggio.
Nessuno poteva immaginare che non molto distante da loro, poco più di un chilometro in linea d’aria, verso sud, dietro il colle che sovrasta il paese, “S’Atza e’ Carradore”, un manipolo di intrepidi stava lottando per domare un incendio …………
…….Non si doveva trasformare un giorno di grande festa in un’immane tragedia!
Valorosi uomini, quelli delle squadre antincendio e i volontari del paese accorsi fulmineamente, conducevano una lotta impari. Invocarono aiuti. Vennero in soccorso dapprima squadre antincendio provenienti dai paesi limitrofi e giunsero alcuni elicotteri che scaricarono sull’indomabile fuoco preziosa acqua. Ciò nonostante la situazione diventava disperata e drammatica. Il rogo era inarrestabile!………………….............
Appelli disperati si sovrapposero l’un l’altro solcando l’etere.
Quando la battaglia pareva ormai perduta, ecco udirsi in lontananza, il rombo sordo di un aereo. Sì, si stava avvicinando sul luogo dell’incendio!
Era un G-222 dell’Aeronautica Militare, adibito a operazioni di spegnimento di grossi incendi. Si gettò, come un falco, sulla vegetazione in fiamme e sorvolando a bassa quota il versante del canalone che guarda a ponente lasciò cadere una parte del suo prezioso liquido ritardante. E da quella parte le fiamme si arrestarono.
Il velivolo riprese quota e descrivendo un ampio cerchio si riportò in pochi minuti in posizione per eseguire un altro passaggio e scaricare il liquido sul versante del canalone volto a levante. Gli guardi di quei valorosi uomini erano rivolti all’aereo che si apprestava a compiere coraggiosamente e audacemente un secondo passaggio tra rosse e gialle fiamme ribollenti in vorticose nubi grigie e nere di denso fumo.
Sicuramente l’equipaggio dell’aereo si era reso conto della gravità della situazione. Sì, con un volo radente, avrebbero potuto porre fine all’avanzata della fiumana distruttrice. Dall’intuizione alla decisione audace e sprezzante del mortale pericolo, che solo gli eroi sanno prendere in tali circostanze, fu un istante. La sagoma scura si avvicinò. Si abbassò radente al suolo. ………………............

L’aereo ruotò inclinandosi paurosamente su un’ala, come un uccello colpito in volo. Tentò disperatamente di riprendere l’assetto normale ma qualcosa di misterioso e di indecifrabile glielo impedì. E la tragedia si consumò! E calò un silenzio sepolcrale. Il cielo sembrò oscurarsi, quasi a impedire che occhi increduli potessero essere colpiti da siffatta straziante immagine. ……………………………..
Tra il clamore della folla festante, del tutto ignara del tragico accaduto, una voce, velata da profonda tristezza, si levò dagli altoparlanti e diffuse la tremenda notizia. Informò tutto il popolo accorso ai festeggiamenti che questi venivano interrotti in segno di lutto per la eroica morte dei quattro aviatori. Calò un silenzio carico di stupore e d’incredulità. E l’aria diventò triste mentre le campane suonarono a morto. I Laconesi, come colpiti nei loro più intimi e cari affetti, si precipitarono sul luogo del disastro.

Sul bordo del canalone, sul versante che guarda al sorgere del sole, al mesto pellegrinaggio si presentò uno spettacolo inaudito.
Nel fondo valle, reso nero dalla devastazione del fuoco, tra scheletri di arbusti ancora fumanti, con l’aria ancora impregnata dall’acre odore della combustione, a ridosso di un vecchio casolare abbandonato si ergeva la parte anteriore dell’aereo, il muso con le ali e a circa cento metri l’altra metà. Vicino ai rottami della metà anteriore, si stagliavano quattro teli bianchi, che mani pietose avevano provveduto a portare per ricoprire quei corpi straziati nel disastro dell’aereo segnato dal Fato.
In un silenzio carico di mestizia, volti solcati da lacrime, volti sconvolti da un profondo e sincero dolore, volti segnati dallo sconcerto, attoniti, guardavano quel luogo che poco prima aveva visto sfuggire la vita di uomini audaci avvezzi a solcare i cieli per portare soccorso nei luoghi più diversi e lontani dalle loro case, dove lasciarono madri, spose e figli ad attenderli invano. ………………………….
Il popolo di Laconi, unito nel tributare un doveroso riconoscimento ai quattro caduti, battezzò la piazzetta, vicino alla casa natale di Sant’ Ignazio, “29 Agosto”. E fu eretto, sul pianoro prospiciente il luogo del disastro, in località “Is Forros”, un monumento sobrio e pur toccante nella sua semplicità. Due file di grosse pietre s’intersecano, formando una simbolica croce, al centro della quale svetta una grossa stele di roccia arenaria, che vista da lontano pare l’ala di un angelo caduto dal cielo. Dalla parte che volge a mezzogiorno, è posta una lastra di bronzo su cui è inciso:


MAGG. FABRIZIO TARASCONI
TEN. PAOLO CAPODACQUA
M.LLO LIDO LUZZI
M.LLO ROSARIO FERRANTE

LA NATURA VIVE RICORDANDO VOI CADUTI IL 29-8-1985
LACONI RICONOSCENTE E GRATA PREGA IL SIGNORE AFFINCHE’ VI CONCEDA ETERNA PACE


29-8-1986

O pellegrino, o viandante che tu sia, se passi tra queste balze desolate, avvicinati a questo sacro monumento e sosta. Che tu abbia o no il conforto della Fede rivolgi il tuo pensiero a quei quattro eroi, venuti dal cielo, che immolarono la propria vita per salvare quest’antica terra dal furore matricida di un suo crudele e spietato figlio. E anche tu sappi che il loro indelebile eroico gesto ha generato un’insperata e miracolosa metamorfosi. La morte ha lasciato il posto alla vita, ed essi vivono e per sempre vivranno nei cuori e negli animi degli abitanti di questo ridente paesino, che serberanno loro imperitura riconoscenza. Riposati, seppur per poco, tra le pietre di questo venerando altare. Guarda tutto intorno e poi volgi lo sguardo verso mezzogiorno. Chiudi gli occhi. Sentirai un sordo rombo d’aereo provenire da lontano, da quella direzione. Ascolta! Il rombo si avvicina, diventa intenso e sempre più intenso… e poi…....un sordo tonfo….... poi la quiete. E un brivido ti pervaderà. Udirai un fruscio leggero, come di persone che si avvicinano. Tieni gli occhi chiusi. Sentirai delle voci limpide e leggere. Voci non imploranti che penetrano nel cuore suadenti:
“O fratelli, non scordatevi di amare e rispettare la Madre terra. In tutti sia la speranza che la nostra Morte possa essere l’ultimo tragico evento a cui questa isola, al nostro tempo devastata e martoriata, abbia assistito e viva da oggi felice senza bisogno di eroi per difenderla e proteggerla.”

foto di Maurizio Pierotti


















Articolo de Il Messaggero Sardo articolo pdf




 

Per seguire la situazione in diretta da Laconi www.laconimeteo.it